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17 dicembre 2004
Benefici amianto
E' stato pubblicato con notevole ritardo il Decreto attuativo previsto dall’articolo 47 del D.L. 30.09.2003 n. 269, emanato dal Ministero del Lavoro e della P.S., il 27 ottobre 2004, dopo la verifica di compatibilità, è stato pubblicato in G.U. solo il 17 dicembre 2004. Questo decreto del Ministero del Lavoro congiunto al Ministero dell’Economia, dopo la lunga verifica della Corte dei Conti, conferma i criteri restrittivi previsti dall’articolo 47/D.Lgs 269 del 30.9.2003 per i lavoratori che abbiano presentato domanda all’Inail dopo il 2 ottobre 2003.
Scarica il testo del decreto e dei modelli da compilare.

2 dicembre 2004
Incidente ferroviario sulla Bari - Taranto
PALAGIANELLO (Taranto) - Dai primi accertamenti, sarebbe stato il merci, diretto verso Taranto, a non osservare uno scambio, finendo così contro il passeggeri che viaggiava in direzione opposta. Ferite 78 persone, un ragazzo ha perso il braccio. Al lavoro sette tecnici per capire le cause dell'incidente. Non riprenderanno prima della mattinata di domani i collegamenti ferroviari tra Bari e Taranto. Lo comunica in serata Trenitalia che spiega che i lavori interesseranno in particolare i binari sui quali sopraggiungeva il treno merci. Per completarli ci vorranno circa 10-12 ore. Verranno così rimosse le contorte lamiere che hanno ferito 78 persone, ma che avrebbero anche potuto trasformarsi in un'enorme bara. Nella notte, infatti, tre carrozze, piene di passeggeri, si sono sollevate e precipitate in una scarpata di sette-otto metri. E' ormai notte quando lungo la linea ferroviaria nei pressi di Palagianello, in provincia di Taranto, un treno merci partito da Bari si scontra con l’Espresso 910 proveniente da Reggio Calabria e diretto a Torino.
L’impatto è molto forte: il merci prende in pieno la penultima carrozza del passeggeri, che vola nella scarpata trascinando con sè altre due carrozze. Il treno merci si ferma invece una trentina di metri dopo il luogo dell’impatto; di questo convoglio rimane danneggiato praticamente solo il locomotore, che ha la cabina di guida completamente rientrata.
Il bilancio è grave, 78 persone ferite, venti delle quali vengono ricoverate in ospedali della provincia. Il prezzo più alto lo paga un ragazzo che nello scontro ha il braccio sinistro amputato di netto. Ma poteva andare anche peggio, poteva essere un vero disastro.
Che cosa sia successo esattamente, che cosa abbia determinato l’impatto tra i due treni non è stato ancora accertato. Due le ipotesi, un segnale di stop non rispettato, o un semaforo non visto o fuori uso: per questo sono al lavoro tecnici nominati dai magistrati tarantini che indagano sul disastro, insieme con quelli mandati dal ministro dei Trasporti Lunardi; ma anche le Ferrovie stanno cercando di ricostruire esattamente l’accaduto. Dai primi accertamenti, sarebbe stato il merci, diretto verso Taranto, a non osservare uno scambio, finendo così contro il passeggeri che viaggiava in direzione opposta.
Lo scontro avviene alle 22.40. Un attimo dopo il boato, quella zona buia della campagna tarantina è squarciata dalle grida di paura e di disperazione. «Ho visto la morte con gli occhi», dice un uomo che cerca di portare sua moglie più lontano possibile dal luogo del disastro, quasi a volerlo allontanare anche dalla mente. Un giovane calabrese racconta: «Ho sentito un raschio, un rumore del mio treno contro un altro treno, poi il botto e mi sono sentito volare via. Pensavo che era finita». E invece se l’è cavata con tanto spavento ma senza un graffio.
Sono questi i momenti della paura, delle grida, della disperazione. Molti piangono, chiedono aiuto, ma i soccorsi fanno fatica ad arrivare per la natura stessa del luogo, racchiuso com’è da un terreno coltivato con tendoni da una parte e la scarpata dall’altra: difficile da raggiungere.
Tra i primi a mobilitarsi per i soccorsi è il capostazione di Palagianello. Capisce che cosa è successo, non ha la dimensione del fatto ma sa che è qualcosa di molto grave. Esce disperato dalla stazione, va per strada e si mette a gridare «Aiutatemi, datemi una mano». E’ lui a organizzare i primi soccorsi, a mettere insieme i primi volontari. Quando questi arrivano, la zona è ancora buia. C’è un gippone con un faro potente sul tetto, che illumina quello che può. Alcuni anziani portano via i bagagli trascinandoli nel fango, mentre dalle carrozze precipitate nella scarpata vengono portate fuori le persone intrappolate. Il grosso del lavoro lo fanno i vigili del fuoco e gli operatori del 118, ma ci sono anche le altre forze di polizia e volontari. Raggiungono a piedi l’ultimo tratto di quella zona impervia e paludosa, e a piedi portano via sulle barelle i feriti.
Le Ferrovie mettono a disposizione altri mezzi di trasporto: i passeggeri che non hanno fatto ricorso a cure mediche sono fatti proseguire alla volta della stazione di Palagianello per poi essere condotti con pullman alle loro destinazioni: Bologna, Piacenza e Torino. Parecchi che erano saliti sul treno a Taranto scelgono di tornarsene a casa. Partono le indagini. Arrivano il procuratore aggiunto di Taranto, Franco Sebastio, e il sostituto Remo Epifani. Solo nel pomeriggio, dopo i rilievi tecnici, i magistrati autorizzano la rimozione dei mezzi. Possono così cominciare i lavori per il ripristino della linea ferroviaria, previsto all’alba di domani. Nel frattempo il collegamento viene ancora assicurato con i pullman che bypassano la zona dello scontro, collegando Taranto con Gioia del Colle.
Lentamente la zona viene sgomberata ma sul campo restano gli interrogativi, e le polemiche. Tra gli altri, i sindacati confederali dei Trasporti: «Nonostante i finanziamenti e i progetti in corso - denunciano - la dotazione infrastrutturale e la tecnologia dedicata a elevare gli standard della sicurezza della rete ferroviaria, sulla tratta Bari-Taranto, in Puglia e nel Mezzogiorno in generale, soffrono di carenze e ritardi nel completamento delle opere». Sono in tutto sette i tecnici che dovranno fare luce sulle cause dell’ incidente ferroviario avvenuto ieri sera nella stazione di Palagianello fra un treno merci ed uno passeggeri, che ha causato 78 feriti. La procura della Repubblica di Taranto ha nominato cinque periti che dovranno consegnare una relazione entro 60 giorni.
Sono tre docenti del Dipartimento vie e trasporti del Politecnico di Bari, Pasquale Colonna, che è direttore dello stesso dipartimento, Domenico Sassanelli e Achille Fonzone, e Michele Ottomanelli del Dipartimento ingegneria dell’ ambiente e per lo sviluppo sostenibile di Taranto. I quattro esperti saranno affiancati dall’ing. Dilalla, tecnico in pensione delle Ferrovie, che già si è occupato in passato di casi analoghi per conto della Procura di Bari. Oltre ai cinque periti nominati dalla Procura di Taranto, ci sono anche due tecnici ai quali il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha incaricato di chiarire le cause dell’incidente.
Ai cinque periti la Procura di Taranto ha posto due quesiti fondamentali: il primo è di ricostruire l’esatta dinamica dell’ incidente, il secondo di accertare le cause che l’hanno determinato. Quanto alle deposizioni che la Polfer ha raccolto dai macchinisti dei due convogli, i magistrati inquirenti sottolineano che al momento essi sono stati sentiti in qualità di persone informate sui fatti. Il fascicolo d’inchiesta aperto dalla Procura è per ora a carico di ignoti, con l’ ipotesi di reato di lesioni colpose.
Il terrore nel racconto dei testimoni.
E’ andato incontro ai soccorritori nel buio delle campagne di Palagianello mantenendosi il braccio sinistro che pensava ormai di aver perso. Angelo Adrisani, di 25 anni, di Metaponto, è stato il primo ferito dello scontro ferroviario di ieri sera ad uscire dal vagone che era rotolato giù nella scarpata e a cercare aiuto.
Ha percorso un centinaio di metri, forse anche di più, prima di intravedere nel buio la luce lampeggiante di un’ambulanza e chiedere aiuto. «Stavo andando a Parma - racconta il giovane che ora è ricoverato nel reparto di ortopedia dell’ospedale Pagliari di Massafra (Taranto) con il braccio sinistro fratturato - mi trovavo nel penultimo vagone. All’improvviso ho sentito una botta violenta, il treno ha cominciato a oscillare ed è poi deragliato. La carrozza in cui mi trovavo ha continuato a strisciare sul terreno finchè non si è fermata su un fianco».
A causa dell’impatto sono andati in frantumi i vetri di un finestrino che era proprio vicino ad Andrisani e lui ne ha approfittato per venir fuori dal vagone. «Mi sono fatto forza e sono uscito da solo dal finestrino rotolandomi sul terreno. Mi trattenevo il braccio sinistro, lo vedevo penzolare e pensavo di averlo perso. Quando sono uscito dal treno, attorno era tutto buio, sentivo lamenti e grida di spavento. Ho pensato a salvare il braccio trattenendolo al collo con una maglia e poi stringendolo con un laccio delle scarpe per evitare emorragie».
Il giovane ha ancora davanti a sè ben chiara la scena del disastro, del terrore: «Dinanzi a me - racconta - c’era una massicciata e l’ho salita, non so chi mi abbia dato la forza, forse è stato solo lo spirito di sopravvivenza, il fatto di pensare solo a salvarmi. Mi sono girato e ho visto un ragazzo che era nel mio stesso scompartimento che non aveva più il braccio sinistro. La mamma era accanto disperata e piangeva a dirotto, altre persone cercavano di bloccare l’emorragia con un giubbotto. Ho attraversato un tratto di campagna e finalmente ho poi intravisto i primi soccorritori. Non so quanto tempo sia passato forse un’ora, ma per me è stata un’eternità».
Annunziata Martucci, di 62 anni, di Massafra, stava invece parlando al telefono con la figlia che si trova a Castel Goffredo (Parma), quando i due treni si sono scontrati. «Stavo parlando con lei della nipotina che sta per nascere - racconta la donna seduta sul letto attorniata da alcuni famigliari - e all’improvviso ho sentito il treno traballare. Ho alzato la voce dicendo a mia figlia che il treno stava deragliando, poi ho sentito un urto terribile. Ho visto gente cadere nel vagone, una sull’altra. Passato il primo spavento qualcuno mi ha poi aiutato ad uscire. Se ricordo quegli attimi mi ritorna il terrore».

(fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it)

13 novembre 2004
Quando ci troviamo uno di quei locomotori dove dovremmo pedalare, lasciamolo al tronchino.
 In Francia è successo che...
Chissà se quegli stessi istruttori che tentano (per fortuna gli riesce assai poco) di abilitarci al famigerato pedale sanno cosa è successo a Rouen. Probabilmente, no. E se lo sapranno leggendo queste righe probabilmente ci risponderanno che è stato un caso irripetibile, che i nostri sistemi sono assai diversi perché poi c’è anche il SCMT, ma il futuro è lì, non si scappa…
La cittadina francese di Rouen è attraversata da una linea di Metrobus, una via di mezzo tra tranvia e ferrovia suburbana. Convogli sofisticati, ma sistemi di sicurezza basati sulla guida ad agente solo con “veille automatique”: si tratta dell’uomo morto, sistema tanto antiquato quanto per nulla ergonomico, che non ha niente a che fare con la sicurezza ma che qualcuno, in spregio al buonsenso (e alle ASL) vorrebbe introdurre anche dalle nostre parti al fine di eliminare il secondo macchinista.
Sulle linee tranviarie francesi questo sistema generalmente si realizza tramite l’appoggio permanente della mano sulla leva di trazione/frenatura con rilascio ogni 13 secondi e ritorno nella posizione di appoggio entro 2 secondi.
Intorno alle 8 del 30 agosto, nella tratta sotterranea, un treno passa due punti di riduzione di velocità (60 e 45 km/h): il macchinista li rispetta regolarmente. Poco dopo, lo stesso macchinista è vittima di una serie di
étourdissements (letteralmente: stordimenti); in pratica perde conoscenza. Il treno supera un segnale a via impedita e finisce contro un altro treno fermo nella sezione. Bilancio per fortuna contenuto: una quindicina di feriti leggeri.
Come è potuto succedere che il treno abbia continuato la propria corsa, visto che, ad intervalli regolari, il macchinista avrebbe dovuto eseguire l’operazione di rilascio?
La spiegazione, sconcertante, è solamente una. Dopo gli stordimenti, il macchinista ha continuato ad azionare il dispositivo di veille automatique ad intervalli regolari per atto riflesso, pur essendo in uno stato di incoscienza.
Eccoci dunque di fronte ad un ulteriore elemento di rigetto verso questa Veille Automatique à Contrôle de Maintien d’Appui (VACMA): se ci facciamo caso, l’operazione richiesta al guidatore sulle linee tranviarie francesi, sostituendo il manipolatore col pedale ed allungando i 13 sec. a 55 sec., è maledettamente identica al sistema con pedale in esperimento da noi. E l’atto riflesso è in agguato, che si tratti di mano o piede.
La morale è una sola.
Quando ci troviamo uno di quei locomotori dove dovremmo pedalare, lasciamolo al tronchino. Stesso discorso se questo locomotore è equipaggiato di istruttore di linea che fa l’amicone e con una battuta e una pacca sulla spalla ci propone di pedalare (ovvero: tenta di abilitarci). Se proprio insiste, lasciamo a lui il piacere di pedalare, non tocchiamo assolutamente il banco e, per il nostro bene (e il suo, anche se fa fatica a capirlo), ricordiamogli di Rouen.
(tratto dalle "News" del numero di novembre 2004 della rivista "la talpa" di Milano)

11 novembre 2004
Bologna - Incidente di Casalecchio Garibaldi
Chiesto il rinvio a giudizio per due ferrovieri
Il Pm di Bologna Lucia Musti ha chiesto il rinvio a giudizio del macchinista e del capotreno del treno 11432 Porretta-Bologna che il 30 settembre 2003 ebbe un incidente alla stazione Casalecchio Garibaldi, alle porte della città: rimasero ferite 150 persone, e una di queste, Domenico Gilli, un pensionato torinese di 76 anni, morì 3 giorni dopo, secondo l’accusa anche a causa delle lesioni riportate nell’ incidente.
Il magistrato, che ha coordinato le indagini della squadra di pg della polizia ferroviaria, ha chiesto il processo per Gabriele Martini, 44 anni, ravennate, macchinista, e per Daniele Boscolo, 37, di Rovigo, capotreno.
Le accuse, in concorso, sono di omicidio colposo, disastro ferroviario colposo e lesioni colpose plurime aggravate. La ricostruzione dell’ incidente si è basata sulla consulenza medico legale sulle cause della morte del pensionato, sulla relazione tecnico- informatica del compartimento di polizia postale dell’Emilia- Romagna e sulla consulenza tecnica sulla dinamica dei fatti affidata al Politecnico di Milano.
Secondo gli atti dell’indagine, macchinista e capotreno hanno avuto una colpa generica, dovuta a negligenza, imprudenza e imperizia, e una colpa specifica in quanto non hanno visto e quindi rispettato un segnale giallo, che indica al macchinista l’obbligo di mettersi in condizione di fermarsi al segnale successivo. Il treno, con questo segnale, dovrebbe viaggiare a 30 km/h.
Il convoglio, per l'attivazione del meccanismo di sicurezza, finì contro il paraurti del “tronchino” di un binario di emergenza. Fra i circa 150 passeggeri che rimasero feriti, sei hanno presentato querele e denunce, mentre il pensionato morì tre giorni dopo l’ incidente a Torino. L’ipotesi di omicidio colposo discende dal fatto che la consulenza medica decisa dal Pm aveva stabilito “il nesso concausale” fra l’incidente e il decesso. Secondo l’ accertamento, le lesioni riportate nell’incidente furono fra le cause che portarono alla morte di una persona che già soffriva di alcune patologie, come una coronaropatia.
Il decesso sarebbe sopraggiunto per “ischemia acuta del miocardio a seguito di frattura del massiccio facciale”.
Gilli era stato ricoverato all’ospedale Maggiore del capoluogo emiliano con la frattura del setto nasale, un trauma maxillofacciale e una sospetta frattura a una costola, ma la Tac aveva escluso lesioni interne e compromissioni cerebrali. Insomma, secondo i medici, non era in pericolo di vita.
Venne così trasferito da Bologna all’ospedale delle Molinette di Torino dove, dopo una nuova Tac negativa, improvvisamente era deceduto durante un elettrocardiogramma, in cui aveva avuto due arresti cardiaci a breve distanza. L’uomo da oltre 20 anni si recava a Porretta Terme, sull'Appennino emiliano, da dove era partito il treno regionale, per cure termali.
«Prendiamo atto della richiesta di rinvio a giudizio - ha commentato Stefano Vezzadini, difensore di Boscolo - e confidiamo nel vaglio del Gup che dovrà pesare gli elementi dell’accusa e quelli della difesa: e siamo certi che questi ultimi dimostreranno la totale estraneità del capotreno».
(fonte: la Padania - on line)

9 novembre 2004
Il vigilante russo: guardatelo e scrivete al postmaster le vostre impressioni.
La foto del vigilante russo che vi mostriamo è pubblicata su "la talpa" di Milano di novembre 2004 ed è tratta da Rail & Transport. Il macchinista ha infilato al dito un anello, collegato con fili al banco di guida. In funzione della variazione della resistività della pelle, viene monitorato lo stato di veglia del macchinista! Poi anche quello della BMW: guardatelo!

17 ottobre 2004
Rischi da cellulare
L'uso prolungato del cellulare raddoppia, in dieci anni, il rischio di tumore all'orecchio. Il rischio è quattro volte maggiore per l'orecchio a cui abitualmente si è soliti portare il telefono. Questo il risultato di uno studio condotto dal Karolinska Institute di Stoccolma, il primo a confermare i sospetti per gli effetti dannosi delle radiazioni elettromagnetiche del telefono portatile. Laricerca svedese ha preso in esame 752 pazienti, di cui 148 affetti da neuroma acustico, una forma benigna di tumore che colpisce il nervo che collega il padiglione dell'orecchio al cervello. Normalmente l'incidenza del neuroma all'orecchio è di un caso ogni 100.000 persone. Tra i pazienti della ricerca colpiti da neuroma, 14 avevano usato il cellulare regolarmente per oltreuna decade. Nei restanti 604 pazienti in salute, gli utilizzatori regolari di telefonino erano 29 persone. Con le dovute proporzioni, questo si traduce in un tasso di neuroma due volte superiore in chi fa un uso considerevole del cellulare. Secondo iricercatori le onde elettromagnetiche non sarebbero pericolose prima di 10 anni di esposizione, ma l'uso del kit auricolare andrebbe, in ogni caso, preferito al contatto ravvicinato del telefonino con l'orecchio. Lo studio del Karolinska Institute rientrain un vasto programma di ricerca internazionale, chiamato Interphone e coordinato dall'International Agency for Research on Cancer (Iarc) dell'Oms. Il progetto è partito nel 1998 con l'obiettivo di far luce sugli effetti del cellulare sulla salute umana ma,prima d'ora, nessuna ricerca aveva riscontrato legami tra l'uso del telefonino e la frequenza di tumori. (fonte: il Manifesto)

15 ottobre 2004
Locomotore senza guida per 100 Km. Due inchieste.
Sembrava la scena di un film, ma era tutto reale. Un locomotore senza guida, ad una velocita' media di 70 chilometri orari ma con punte di circa 100 km/h in alcuni punti in leggera pendenza) ha percorso oltre cento chilometri prima di finire la sua corsa in un binario morto nella piccola stazione di Rutino, in provincia di Salerno...
   Tutto ha inizio dopo le 7 di stamattina, quando Franco Siciliano, 48 anni, di Paola (Cosenza), macchinista dipendente di una ditta campana che si occupa della manutenzione di convogli ferroviari, la "Ventura", in servizio alla stazione di Longobardi (Cs), probabilmente in seguito ad un malore cade dalla motrice, forse azione la leva di partenza, tenta di risalire a bordo del mezzo ma non ci riesce. Il locomotore comincia lentamente la sua corsa, mentre Siciliano viene soccorso e trasportato in ospedale a Paola, dove viene ricoverato, con una prognosi di 15 giorni, per trauma cranico, contusioni ed escoriazioni in diverse parti del corpo.
   Scattato l'allarme, la societa' Rfi ha azionato il sistema di emergenza, bloccando o deviando i treni in percorrenza sul tragitto del locomotore, che lentamente prende velocita', per controllare la situazione. Nella stazione di Marina di Maratea, in Basilicata, viene effettuato un primo tentativo di fermare la corsa del mezzo, ma fallisce. Tutto, quindi, si sposta a Rutino, dove, dove si prevede di sfruttare un binario morto in salita, per rallentare il locomotore, Cosi' avviene, con il deragliamento del mezzo e la fine di quello che per alcune ore e' stato un vero e proprio incubo.
   Il Codacons, intervenuto in merito alla vicenda, ha chiesto che si faccia luce immediatamente su quella che poteva diventare una strage, ma sul fatto sono state gia' aperte due inchieste. La prima e' stata quella della societa' Rfi e l'altra della procura della Repubblica di Paola.
(fonte: AGI on line)

14 ottobre 2004
Filt-Fit-Uilt-UGL-SMA gettano la maschera e spianano la strada al VACMA.
Occorre ora una forte mobilitazione dei macchinisti!

10 ottobre 2004
Incidente di Chiasso: colpo di scena!
Di colpi di scena, l'inchiesta sul disastro ferroviario di Chiasso ne aveva già  riservati molti. La richiesta di archiviazione del pubblico ministero, Simone Pizzotti. L'intervento del procuratore generale di Milano Salvatore Sinagra, che ha strappato l'indagine a Como 'accusando' il magistrato inquirente di «inerzia» e chiedendo il processo per cinque alti dirigenti di Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana. Ieri la nuova, clamorosa novità .
La locomotiva del convoglio merci che nel febbraio 2002 deraglia alla stazione di Chiasso, schiantandosi contro un treno in manovra e provocando la morte di due macchinisti (Carmine Senatore e Salvatore Fortunato), potrebbe essere stata cambiata all'ultimo momento.
La clamorosa indiscrezione è emersa nel corso dell'udienza preliminare di ieri, davanti al giudice Valeria Costi. Un'udienza che avrebbe dovuto rappresentare l'ultima tappa prima della decisione del GUP: proscioglimento o rinvio a giudizio per dirigenti delle ferrovie, accusati di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo.
Uno dei difensori, però, ha presentato in aula una relazione di parte compiuta dalla commissione d'inchiesta di Rete Ferroviaria Italiana secondo cui il locomotore deragliato sarebbe stato cambiato all'ultimo momento.
Il giudice ha così disposto un accertamento per comprendere se il cambio di locomotiva sia avvenuto veramente e per sapere chi, nel caso, l'abbia disposto. Secondo l'accusa, la locomotiva deragliata non aveva in dotazione il sistema di ripetizione dei segnali di stop e questo avrebbe provocato lo schianto.
Il locomotore inizialmente previsto, invece, era dotato del sistema d'allarme. Un passaggio, come si comprende, importante sul quale dovrà  ora indagare la polizia giudiziaria della Polfer di Milano.
L'udienza è stata aggiornata al 6 dicembre 2004. Data in cui si dovrebbe sapere se il locomotore sia stato effettivamente cambiato all'ultimo momento.
 
(fonte: Il Corriere di Como - On Line)

22 settembre 2004
Incidente ferroviario sulla Potenza - Foggia

Due operai pugliesi di una ditta di Lecce sono morti stamani a Lagopesole (Potenza) in un incidente ferroviario. Il mezzo di servizio sul quale lavoravano per riparare la linea è stato tamponato da un convoglio carico di traversine. Ruggero Ricco, 30 anni, di Barletta (Bari) è rimasto stritolato fra le lamiere. Mario di Pietroantonio, 48 anni, di Foggia, è stato colpito alla testa.
Altre cinque persone che viaggiavano sul convoglio che ha tamponato sono rimaste ferite in modo non grave. Uno solo, Canio Claps di Possidente (Potenza), è stato trattenuto in ospedale per accertamenti, per un trauma cranico. La prognosi è riservata, ma non è in pericolo di vita. La linea è rimasta interrotta e non si sa quando sarà riaperta.
Lo scontro è avvenuto alle 10.50, sulla linea Potenza - Foggia, alla stazione di Lagopesole, 35 chilometri dal capoluogo lucano. Sulla linea sono in corso lavori di ripristino per danni causati dal maltempo. Il cantiere era affidato alla ditta "Ventura srl" di Lecce. I due mezzi che si sono scontrati appartenevano a questa, e i due morti erano suoi dipendenti.
Stamani, i due operai pugliesi stavano posando traversine e saldando binari poco prima della stazione di Lagopesole, in direzione di Foggia. Ricco era alla guida di un "convoglio rinnovatore": un treno di servizio formato da una gru che posa le traversine e un grande saldatore che fissa i binari. A manovrare la gru c’ era Di Pietroantonio.
Alle 10.50, i due operai hanno visto arrivare il convoglio della loro ditta che portava le traversine, il cosiddetto "convoglio materiale". Veniva dalla vicina stazione di Possidente (Potenza), dove la Ventura ha il cantiere principale, e procedeva in direzione Foggia, sullo stesso binario del convoglio riparatore. La motrice diesel trainava quattro vagoni con cinquemila traversine di cemento, ognuna di 250 chili, e un pesante macchinario in coda.
Quello che è successo è ancora oggetto di indagine da parte della Polfer di Potenza. Dai primi accertamenti, pare che il convoglio materiale poco prima della stazione di Lagopesole dovesse transitare sull’ altro binario e passare oltre il convoglio rinnovatore.
Quello che è certo è che invece ha proseguito sullo stesso binario, andando addosso all’ altro. Forse lo scambio non ha funzionato, forse non hanno funzionato i freni. Il macchinista sul convoglio materiale ha provato a frenare, ma le ruote hanno cominciato a pattinare sulle rotaie. Allora si è sporto fuori ed ha gridato disperatamente ai colleghi: «Scansatevi, scansatevi».
Ma era troppo tardi. Il pesante convoglio ha tamponato il vagone con la gru e l’ ha scaraventato giù dal terrapieno prima della ferrovia. Mario Di Pietroantonio è stato colpito alla testa e gettato sulla massicciata dall’ altra parte, morto. Il convoglio materiale ha continuato ad avanzare, mentre i vagoni carichi di traversine deragliavano.
La motrice diesel, spazzata via la gru, ha spinto in avanti il carro saldatore. Questo è uscito dai binari e si è impuntato a terra. Un braccio meccanico sulla parte anteriore ha ruotato all’ indietro e ha schiacciato la cabina di guida. Ruggero Ricco è morto all’ istante.
Uno dei macchinisti del convoglio materiale è riuscito a gettarsi a terra prima dell’ impatto. Altri cinque operai che si trovavano a bordo hanno riportato contusioni. Un respingente è volato a diversi metri di distanza ed è finito su di una casa, sfondando la veranda del primo piano e la porta a vetri dell’ ingresso.
L’ allarme è stato dato da alcune donne che si trovavano in una casa a fianco della stazione (che è incustodita). Sul posto sono intervenuti carabinieri, polizia e 118, con ambulanze ed un elicottero. Solo nel tardo pomeriggio è stato possibile estrarre dalle lamiere il corpo di Ruggero Ricco. La linea ferroviaria è rimasta bloccata, ostruita dai vagoni deragliati e dalle traversine. Non si sa quando potrà essere riaperta.
La procura di Potenza ha subito aperto un’ indagine, affidata alla Polfer e al pm, Claudia De Luca. Il Ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi ha espresso il suo cordoglio per le vittime e ha nominato una commissione d’ inchiesta, che già stasera ha fatto un sopralluogo. Un’ altra indagine è stata avviata da Rete ferroviaria italiana.
(fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it)

''Abbiamo sentito un gran rumore di ferraglia. Poi una botta molto forte. Siamo usciti fuori e abbiamo visto i treni deragliati e i feriti che uscivano fuori''. Una donna che abita accanto alla stazione di Lagopesole racconta cosi' l'incidente ferroviario di stamani. ''Siamo stati noi a chiamare il 118 - continua la donna -. Poi siamo usciti incontro ai feriti per portare un po' d'acqua. Erano sotto choc, chiamavano i colleghi a voce e col cellulare. I soccorsi sono arrivati molto rapidamente, dopo solo un quarto d'ora''. Secondo quanto riferito dalla polizia, che conduce l'indagine, il macchinista del convoglio che ha tamponato il mezzo di servizio dove si trovavano le due vittime si e' reso conto che stava per scontrarsi e ha gridato ai colleghi ''scansatevi''. Pare che alcuni degli operai che si trovavano a bordo del convoglio si siano gettati a terra per evitare l'impatto.
(fonte: www.lanazione.it)

14 settembre 2004
“Quanti incidenti dovremo ancora subire prima di veder inserito il parametro della sicurezza tra gli standard presi in considerazione per l’individuazione del price cap?”. A denunciarlo è il vice segretario di Cittadinanzattiva, Giustino Trincia, che invita il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti “alla pronta istituzione di un tavolo nazionale sulla sicurezza ferroviaria per ridefinire le priorità su questo argomento”.
“Passaggi a livello incustoditi, difficoltà di accesso ai binari, manutenzione della rete e dei materiali rotabili sono quotidiane aree di criticità, in tema di sicurezza, del trasporto ferroviario” continua Trincia. “Non bastano le grandi opere; in attesa del loro completamento occorre più informazione e prevenzione, coinvolgendo direttamente lavoratori, cittadini e istituzioni”.
“Le aziende del gruppo FS mutino la loro politica in fatto di trasparenza. Il treno è pur sempre un mezzo sicuro” conclude Trincia “ma occorrono maggiori informazioni in merito agli incidenti ferroviari ‘minori’, non presi in considerazione dalle classifiche internazionali”.
Di seguito il calendario dei più significativi incidenti ferroviari occorsi in Italia nella prima metà del 2004:
9 gennaio. Calalzo-Longarone: un treno senza macchinista né passeggeri cammina per 25 km;
30 gennaio. Santa Palomba: incendio sul diretto “Napoli-Roma”; 20 marzo. Verbania: un morto nello scontro tra due Euronotte “Parigi-Roma” e “Roma-Parigi”;
26 marzo. Albate Camerata: deragliamento di tre carrozze del regionale “Como-Milano”;
6 aprile. Nocera Inferiore: traffico ferroviario bloccato per due ore sulla linea “Salerno-Nocera Inferiore” per centralina elettronica in tilt e conseguente blocco degli scambi;
26 aprile. Salerno: la chiusura automatica delle porte dell’Intercity Notte blocca una gamba di un passeggero che, cadendo, se la frattura.
26 aprile. tra Nera Montoro e Narni: persona investita dal regionale 2324 “Roma-Ancona”;
27 aprile. Bologna: la motrice dell’Intercity “Milano-Bologna” mette le prime due ruote fuori dai binari;
27 aprile. Paolisi: automobilista travolto e ucciso da treno mentre attraversa passaggio a livello incustodito;
28 aprile. Varese: surriscaldamento del locomotore sulla tratta “Varese-Gazzada”;
29 aprile. Parma: investita una persona all’altezza di Fiorenzuola;
30 aprile. Stazione di Modena: ragazzo ferito da un treno in transito;
1 maggio. Stazione di Paola: studente investito da un treno merci in transito;
17 maggio. Arquata Scrivia: treno IR 2050 “Livorno-Torino” deraglia e si scontra con locomotore proveniente in senso opposto. 1 morto e 36 feriti.
Cittadinanzattiva invita i cittadini a segnalare situazioni di pericolo (fermate non in stazione, porte non chiuse, marciapiedi mancanti, cantieri non recintati, ecc.) al proprio servizio gratuito di informazione e assistenza: tel: 0636718555 (dal lun. al ven. 09.00/14.00), fax: 0636718333; mail: pit.servizi@cittadinanzattiva.it. (fonte: www.cittadinanzattiva.it)

13 settembre 2004
Un treno passeggeri è deragliato questa mattina, intorno alle 7.20, sulla linea Cuneo Torino
CUNEO - Grave incidente ferroviario in Piemonte. Un treno della linea Torino-Cuneo è deragliato questa mattina intorno alle 7,20 in localitá Madonna dell'Olmo, poco prima della stazione del capoluogo d'arrivo. Due per ora le vittime: la capotreno, Annamaria Matarese, 46 anni, in servizio presso il deposito locomotive di Cuneo e una viaggiatrice, Duilia Logli, 50 anni, dipendente del Ministero dell'Interno. A bordo del veicolo, un Taf, vale a dire un Treno ad alta frequentazione, c'erano una quarantina di persone, alcune delle quali sarebbero ferite in modo grave.
Oltre alla magistratura, anche Trenitalia e Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) hanno aperto un'inchiesta sull'incidente.

(foto AP)

IL DERAGLIAMENTO - Il convoglio è finito in un fosso. Il primo dei quattro elementi che formano il convoglio si è infatti inclinato appoggiandosi alla parete destra della trincea in cui corre la linea. Difficili le operazioni di soccorso.
Nell'incidente sono state 29, tra cui il macchinista,
le persone rimaste ferite o contuse. La maggior parte dei feriti è stata condotta all'ospedale di Cuneo. Sul luogo si stanno effettuando le prime verifiche tecniche per accertare le cause del deragliamento che non sono state ancora chiarite. Esclusa in ogni caso l'ipotesi attentato.

LE TESTIMONIANZE - «Il treno andava piano, poi c'è stata un'improvvisa accelerazione ed è deragliato». Questa la testimonianza di un gruppo di sette operai rumeni che si trovavano stamane sul convoglio locale Torino-Cuneo. Sul treno c' erano studenti e lavoratori pendolari, fra cui i rumeni che lavorano alla costruzione del nuovo supermercato Auchan di Cuneo. Si trovavano al piano superiore della prima carrozza, quella che si è rovesciata. Hanno riportato solo lievi ferite e sono stati medicati all' ospedale di Cuneo. «Sono stati momenti di panico - ammette uno di loro, Teodor Paraschiu, 31 anni, abitante, come i connazionali a Torino - il treno andava piano, poi improvvisamente ha accelerato e ha cominciato a sbandare. Sono esplosi i finestrini, siamo caduti dai sedili e ci siamo ritrovati al piano di sotto. la gente urlava, c'era molto fumo. Abbiamo pensato subito a un attentato». La circostanza del gran fumo è confermata da una donna, Brunella Pallone, che abita con la madre in una casa che si trova proprio sopra il luogo in cui la carrozza si è rovesciata. «Abbiamo sentito un gran botto - racconta - siamo corse fuori e c' erano una spessa coltre di fumo. Abbiamo visto il treno deragliato». La ferroviera morta, era moglie di un maresciallo della Finanza in servizio a Cuneo. Si trovava nel primo vagone così come l'altra vittima, il cui corpo è rimasto intrappolato fra le lamiere. I vigili del fuoco stanno ancora lavorando per estrarlo. (fonte: Corriere della sera)

I sindacati: tagli al personale e scarsa sicurezza, queste le cause della tragedia.
Due morti (la capotreno e un’impiegata della Questura territoriale) e 34 feriti. E’ il tragico bilancio del deragliamento del “Torino–Cuneo”, avvenuto alle 7,30 del mattino di lunedì 13 settembre, un treno carico di studenti, operai e impiegati che si recavano a scuola o al lavoro. L’ennesima tragedia ferroviaria, la seconda sulla rete di Torino dopo quella del 16 maggio scorso, quando a Serravalle uscì dai binari il “Livorno–Torino”, distruggendo una casa e provocando la morte di una donna e il ferimento di 37 persone. Sono ancora sconosciute le cause del nuovo incidente: a provocarlo potrebbe essere stata la forte velocità del convoglio, ma non si esclude l’errore umano o addirittura un cedimento strutturale della linea ferrata. Sono state già aperte cinque inchieste da parte di magistratura, Rfi (Rete ferroviaria italiana), Trenitalia, ministero dei Trasporti e una commissione mista, composta dagli esperti degli assessorati ai trasporti regionali e provinciali. Le segreterie nazionali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti Uil, Sma–Fast e Ugl ferrovie hanno espresso in un comunicato congiunto il proprio cordoglio ai familiari delle vittime, chiedendo che venga fatta chiarezza con l’accertamento di ogni eventuale responsabilità, e invocano per l’ennesima volta la necessità di accrescere la sicurezza nel trasporto ferroviario, accelerando il piano degli investimenti tecnologici. “La sicurezza nel trasporto ferroviario – si legge nella nota sindacale –  va continuamente accresciuta: non basta la conferma che le ferrovie italiane sono le più sicure in Europa. Quando ci sono incidenti non si può ragionare con le statistiche”. In particolare, rivelano i sindacati, la linea interessata dal disastro ancora non dispone delle più innovative attrezzature che la possono rendere sicura rispetto ai possibili errori. “Si può sottrarre l’errore alla fallibilità sempre possibile di chi lavora – continuano i sindacati dei trasporti –, anche con la migliore formazione e competenza professionale. La tecnologia oggi lo consente. Ci vogliono investimenti e tempi rapidi per l’attrezzatura delle linee, attuando soluzioni migliori dal punto di vista tecnico, in modo tale che la ricerca della sicurezza non peggiori le condizioni di lavoro”. 
E’ su queste ultime che si concentra l’attenzione dei sindacati. “A Trenitalia e a Rfi – aggiungono le cinque sigle sindacali – chiediamo anche di conoscere le condizioni d’impiego del personale interessato, per quanto riguarda i turni e le condizioni di utilizzo degli equipaggi. Davanti a fatti così gravi, non ci possono essere incertezze o dubbi sulle reali condizioni nelle quali si stava svolgendo la prestazione lavorativa all’atto dell’incidente”. I sindacati, infatti, puntano il dito contro la mancanza di attenzione alle linee secondarie, dal punto di vista degli organici e della manutenzione. Secondo loro, la causa principale della mancanza di sicurezza sui treni sarebbe proprio il taglio del personale effettuato ultimamente su molte linee secondarie, malgrado Trenitalia si difenda sostenendo di aver effettuato negli ultimi dodici mesi 850 assunzioni (400 macchinisti e 450 controllori). “Sul 51 per cento della rete regionale – denunciano le organizzazione sindacali dei ferrovieri – è stata adottata la formula “uno+uno”, un macchinista e un capotreno, quando, secondo il regolamento, ci dovrebbe essere il doppio macchinista e un controllore ogni sei vetture”. Per non parlare, poi, della scarsa manutenzione effettuata a bordo delle linee secondarie, dove le toilette sono spesso fuori servizio e abbondano sedili e porte rotte. “A volte – concludono i sindacati –, vi sono intere carrozze chiuse per mancanza di personale viaggiante. In caso d’incidente, la mancata apertura di uno sportello rischia di trasformare treni sovraffollati come quelli dei pendolari in trappole mortali per i viaggiatori. Ben venga l’acquisto di nuovi treni (Trenitalia dice di aver speso di recente 707 milioni di euro per l’acquisto di convogli interregionali), ma anche le reti ferroviarie devono essere ammodernate e dotate di moderne apparecchiature di sicurezza, a cominciare dal sistema di controllo informatico Scmt, richiesto da tempo dal ministero dei Trasporti”. (14 settembre 2004) www.rassegna.it

3 settembre 2004
Alla Magona di Piombino premiati i lavoratori che non si assentano per infortuni...
Articolo apparso su "Il Tirreno" del 3 settembre 2004.

30 agosto 2004
Genova - Treno deragliato: altri otto indagati
Per il tragico deragliamento ferroviario del maggio scorso in provincia di Alessandria, che causò la morte di una donna ed il ferimento di 34 persone, sono state iscritte nel registro degli indagati altre otto persone: sei di loro sono manager e funzionari di RFI, e devono rispondere di disastro ed omicidio colposo. Il giorno dell'incidente, i binari si trasformarono in una "serpentina", provocando il deragliamento del treno Livorno - Torino, a causa dell'alta temperatura (45 gradi): un surriscaldamento che avrebbe dovuto essere previsto durante i lavori di ripristino della tratta, conclusi qualche settimana prima. La POLFER ha sottolineato le "gravi negligenze nella gestione e controllo" delle operazioni. [la Repubblica, 30 agosto 2004]

24 agosto 2004
Allarme amianto al Banco di Sicilia
Palermo, l'azienda ammette: il centro elettronico è pieno di materiale cancerogeno. Quaranta morti sospette [...] link
19 agosto 2004
Contro lo sfruttamento nelle multinazionali della scarpa sportiva
Guardando gli atleti e le atlete nei bellissimi «fermo immagine» dei giochi olimpici (mentre si concentrano prima dell'azione, o mentre si commuovono sul podio) non si possono non notare i [...] link

18 agosto 2004
Un altro morto nella guerra quotidiana sui luoghi di lavoro.

BOLOGNA: un operaio folgorato dall’alta tensione. 

In un settimana, quella dopo Ferragosto, nella quale la maggioranza delle attività lavorative sono interrotte per permettere il godimento del periodo di ferie ai lavoratori, sulla linea ferroviaria Porrettana, da Bologna a Pistoia, invece si lavora e si lavora a ritmi alti perché, ci dice una informazione di stampa, questa linea dovrà coadiuvare la linea principale Bologna – Firenze (via Vernio) quando su quest’ultima saranno in corso ulteriori lavori per l’Alta Velocità. 

Mercoledì 18 agosto un operaio, dipendente della ditta Bonciani di Ravenna che ha l’appalto da RFI Rete Ferroviaria Italiana per l’adattamento della linea area sulla Porrettana, è rimasto folgorato mentre lavorava. 

Le notizie dicono che si sia troppo avvicinato ad altri cavi elettrici, che però erano alimentati a 3000 Volts, e che si sia prodotto l’arco voltaico che ha ucciso istantaneamente l’operaio della ditta d’appalto.

Naturalmente sono state aperte delle inchieste anche da RFI, non solo dalla Magistratura. 

Per noi ci sono già delle certezze: la diminuzione dei finanziamenti per la sicurezza, la generale diminuzione dei criteri e procedure di sicurezza molto “allentate”, personale addetto ridotto in nome del risparmio e annacquamento delle responsabilità.come conseguenza dei processi di privatizzazione delle Ferrovie.

L’operaio era di grande esperienza, mentre non si comprende perché dei tratti di linea elettrica fossero alimentati a 3000 Volts con dei lavoratori all’opera a breve distanza.

Perché in questa settimana d’agosto si lavorava in linea, quando è prassi nei periodi di punta del traffico, per limitare i ritardi, chiudere tutti i cantieri non di manutenzione corrente? Perché il lavoro doveva essere terminato il 17 di settembre e per recuperare il ritardo si sono “strizzati” i tempi di lavoro, cioè tutto il resto compreso la sicurezza è passato in secondo piano.   

Insomma un altro lavoratore è morto assassinato dall’organizzazione del lavoro, e non è il primo provocato dai lavori per le linee ad Alta Velocità. (CUB Trasporti)

17 agosto 2004
 Il decreto legislativo n. 213 del 19 luglio 2004 individua un apparato sanzionatorio per le ipotesi di violazione degli obblighi dettati dal decreto legislativo n. 66 del 2003 in materia di orario di lavoro. Il dlgs. 213/2004 amplia la disciplina sulle ferie ed individua una sanzione amministrativa a carico dei datori di lavoro che va da 130 a 780 euro per ciascun lavoratore e periodo cui si riferisce la violazione. link

14 agosto 2004
Se il ferroviere ha come compagno un "bip".
Intervento di Enrico Rossi (assessore per il diritto alla salute della Regione Toscana) su "l'Unità" del 14 agosto 2004.

13 luglio 2004
La
Sentenza della Corte di Giustizia Europea (Seconda Sezione) del 13 luglio 2004 dove nella Causa C82/03 si fa "constatare che, non avendo lealmente collaborato con la Commissione in una fattispecie avente ad oggetto la salute e la sicurezza dei lavoratori, la Repubblica Italiana è venuta meno agli obblighi che le incombono in virtù dell' art. 10 CE".

8 luglio 2004
Requisiti professionali degli RSPP: applicazione del dlgs 195/03 e prospettive.
Testo tratto dalla relazione dell’ing. MARCO MASI - Coordinamento tecnico Regioni e Province Autonome)
fonte confartigianato

7 luglio 2004
Può costare il posto di lavoro l'intervista eccessivamente critica con l'azienda, rilasciata dal dipendente.
Se vengono superati i limiti di continenza formale e sostanziale, viene violato il dovere di fedeltà, stabilito dall'art. 2105 C.C. E' suscettibile di violare il disposto di tale norma, e di vulnerare la fiducia che il datore di lavoro deve poter riporre nel lavoratore, secondo la Cassazione, un esercizio da parte del dipendente del diritto di critica che, superando i limiti del rispetto della verità oggettiva, si traduce in una condotta lesiva del decoro dell'impresa datoriale, suscettibile di provocare con la caduta della sua immagine anche un danno economico in termini di perdita di commesse e di occasioni di lavoro. (Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza n° 11220 del 14 giugno 2004 - Presidente Sciarelli, relatore Stile)

3 giugno 2004
Circolare Ministero salute 03/06/2004, n. Prot. DGPREV-13008/P

Quesiti applicazione del Decreto 15 luglio 2003, n. 388

In riferimento ai quesiti posti, per quanto specificato in oggetto, da parte dello scrivente Ufficio si precisa quanto segue [...]